Che sia bianca, nera-violacea o rosata, l’uva è uno dei frutti più apprezzati e cercati in tutto il mondo. L’Italia, ad oggi, è il terzo produttore al mondo di uva, ma è la Puglia ad avere un ruolo cruciale. I numeri parlano chiaro: quasi il 70% della produzione nazionale di tutta l’uva da tavola ha origini pugliesi.
Oggi la richiesta più importante di uva all’estero riguarda l’uva da tavola senza semi: i produttori locali ne esportano in grande quantità, in particolar modo in America e nel nord Europa. Sono molti i motivi che rendono questo frutto molto amato (tra questi, i benefici sull’organismo), pur essendo molto ricco di calorie.
L’uva è un frutto tipicamente autunnale (si raccoglie nel periodo che va da giugno a settembre, a seconda della varietà) ricco di antiossidanti, che la rendono un potente antirughe naturale.
Diffidate di chi vi consiglia di eliminare l’uva dalla vostra dieta quotidiana: pur essendo ricca di calorie e di zuccheri (quelli buoni, non raffinati), ogni acino contiene sali minerali (potassio, fosforo, ferro, magnesio, calcio e iodio), le vitamine A, B, K e C e discrete quantità di Omega3. Particolare attenzione va alla buccia, fondamentale per conservarne i tannini, che hanno proprietà antivirali e rendono l’uva un potente antibatterico naturale. Il resveratrolo, contenuto nella buccia degli acini, ha un’azione protettiva sulle malattie cardiovascolari scientificamente provata.
Non è un caso, del resto, se negli ultimi anni le SPA e i percorsi benessere a base di uva stanno letteralmente spopolando. Si dice che il bagno in una tinozza di vino (pratica nota già in antichità, quando i romani usavano immergersi nel “nettare degli Dei” per recuperare le forze) sia in grado di favorire il ricambio delle cellule, migliorando l’elasticità della pelle e prevenendo l’invecchiamento.
Il dato, insomma, è certo: una dieta a base di uva disintossica, ma non bisogna esagerare. Qual è, quindi, il quantitativo ideale di uva da consumare in un giorno? Vediamolo insieme!
Calorie: l’uva fa ingrassare?
L’uva è sicuramente uno dei frutti più ricchi di calorie: gli acini, infatti, pur avendo pochissimi grassi (circa lo 0,1%) ed essendo per la maggior parte costituiti di acqua, contengono alte quantità di zuccheri (non raffinati) e carboidrati.
In linea di massima, potremmo dire che non esiste una quantità specifica di acini di uva da mangiare per non ingrassare. Non eccedere, in ogni caso, è la soluzione ideale per beneficiare delle sue incredibili proprietà. Per darvi un’idea: 100 grammi di uva fresca (che corrispondono a circa 10 acini) apportano quasi 60/61 kcal. Discorso a parte va fatto per l’uva passa, che ha un apporto medio di 300 kcal ogni 100 grammi. Per essere tranquilli, possiamo dire che non bisognerebbe mai consumare più di un intero grappolo al giorno, alternando la dieta con altri frutti meno calorici, come le fragole o le angurie.
Se proprio non riuscite a farne a meno, puntate sull’uva bianca, perché è meno calorica rispetto alle altre varietà: 1 acino di uva bianca apporta circa 3 (fino a 6) calorie.
L’uva è buona anche senza fronzoli, non c’è dubbio. Eppure negli ultimi anni molti chef l’hanno scelta per realizzare piatti di alta cucina ed esperimenti gastronomici. Il risultato? Impeccabile, sorprendente, in una sola parola: buono! La varietà di uva che più si presta ad abbinamenti insoliti è l’uva fragola, varietà di uva nera piuttosto diffusa in Europa, apprezzata per la sua polpa dolce e fruttata, leggermente più zuccherata rispetto all’uva da tavola normale (ha 67 kcal per 100 grammi).
L’uva fragola viene usata per ricette originali e gustose, come il risotto o il gelato, ed è perfetta se abbinata alla carne di cacciagione, come il cinghiale, o con la carne di maiale e di vitello.
Tutte le varietà di uva da tavola si abbinano alla perfezione con le mandorle e con il pollo, e sono ideali per preparare crostate, ciambelle e focacce dolci.
Capire la differenza tra uva da tavola e uva da vino sembra semplice, ma non lo è. Prima di tutto, è necessario fare una doverosa distinzione: l’uva da vino non viene quasi mai usata per preparazioni gastronomiche. La differenza (e il motivo per cui mangiare l’uva da vino non è consigliato) risiede nelle particolarità del gusto, nei valori di acidità e di succosità della polpa, e soprattutto nella quantità di zucchero contenuta negli acini. Mentre l’uva da tavola tende ad essere dolce e ha una buccia sottile, quella da vino ha un’acidità elevata e una polpa più succosa. Le varietà di uva da vino più diffuse sono – tra le altre - Falanghina, Greco di Tufo, Chardonnay, Malvasia, Sauvigon, Brunello, Sangiovese, Montepulciano.
È buona, naturale e non fa male: l’uva senza semi è la preferita della maggior parte dei consumatori più giovani e meno tradizionali, nelle grandi città d’Italia ma soprattutto all’estero, in particolar modo nel Nord Europa. L’assenza di semi nell’uva è una caratteristica antica, fenomeno naturale e spontaneo di alcuni tipi di uva. In questo caso, è il fiore della pianta di vite a non produrre semi; lo studio di questo fenomeno ha permesso ai produttori di realizzare tante varietà di uva senza semi, che si distinguono per dolcezza, grandezza e colore.